PERCHÉ LA FRUTTA SECCA È TRA GLI ALLERGENI PIÙ TEMUTI?

“È sempre più comune trovare frutta secca o frutta con guscio come snack o aperitivo, oppure aggiunta a prelibate pietanze cucinate in casa o al ristorante. Purtroppo però, molti soggetti presentano allergia alla frutta secca, e devono stare particolarmente attenti a non ingerire tali alimenti, neppure in minime quantità.

La frutta secca/frutta con guscio rappresenta infatti uno degli alimenti che più comunemente può determinare un’allergia (insieme a latte, uovo, crostacei e soia) sia nell’adulto sia nel bambino.

le reazioni allergiche causate dalla frutta secca sono spesso particolarmente gravi. Sempre l’arachide, a livello globale, è l’alimento maggiormente responsabile di shock anafilattico con esito fatale.

La più diffusa è l’allergia all’arachide, soprattutto nei bambini, ben documentata in uno studio inglese, nel quale è stato evidenziato come l’allergia all’arachide nei bambini di 5 anni sia passata dall’1,3% nel 1989 al 3,2% nel 1995. Anche in Italia l’allergia all’arachide è in aumento. La causa della crescente prevalenza di allergia alle arachidi è sconosciuta. Fattori genetici e ambientali possono avere un ruolo, e diverse teorie sono recentemente emerse per spiegare questo fenomeno.

Dal punto di vista molecolare, gli allergeni più importanti presenti nell’arachide sono:

Ara h 1, Ara h 2, (identificata – nella popolazione pediatrica anglosassone – come l’allergene più importante nel processo diagnostico dell’allergia all’arachide), Ara h 3, Ara h 8, (parzialmente degradabile con il calore, la processazione industriale e la digestione a livello gastrico; solitamente è indice di cross-reazione con allergeni pollinici), Ara h 9, probabilmente l’allergene più importante – nella popolazione mediterranea e quindi anche italiana – per identificare i pazienti con allergia all’arachide maggiormente a rischio di anafilassi.

Il percorso diagnostico per l’allergia alla frutta secca non differisce da quello di ogni altro allergene alimentare. Il punto di partenza è pertanto un’accurata raccolta della storia clinica da parte dello specialista allergologo. I dati raccolti potranno essere poi integrati con i dati ottenuti dai test allergologici cutanei (prick test) e/o dalla ricerca di IgE specifiche mediante analisi ematici.

Una volta individuata un’allergia (o sospetta tale) ad un particolare alimento, potranno essere effettuati approfondimenti di allergologia molecolare al fine di meglio caratterizzare il rischio di reazione allergica grave in caso di futura ingestione (anche per errore) di tale allergene.”

Fonte: Dott. Filippo Fassio, medico, allergologo ed immunologo, allergiaesalute.it

Immagine: theobamadiary.com

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